Maccagno con Pino e Veddasca - Martedì, 23 Aprile 2024

M Mostre

INCONTRI - MOSTRA COLLETTIVA

Giorgio Sovana, Bruno Bordoli, Mauro Valsangiacomo
dal 17 febbraio al 1 aprile 2018

A cura di Clara Castaldo
Orari: venerdì dalle 14.30 alle 18.30 – sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18.30
Ingresso: gratuito
Disponibilità di apertura per gruppi (minimo 15 persone) previa comunicazione in museo

Inaugurazione: sabato 17 settembre ore  17.30

Comunicato stampa

"Incontri" è il titolo della mostra collettiva di Giorgio Sovana, Bruno Bordoli e Mauro Valsangiacomo ospitata al Civico Museo Parisi Valle di Maccagno dal 17 febbraio al I aprile 2018.
La rassegna d'arte, curata da Clara Castaldo, verrà inaugurata sabato 17 febbraio segnando l'inizio dei festeggiamenti per il ventesimo anniversario dall'apertura del Museo di Maccagno con Pino e Veddasca.

Il Sindaco Fabio Passera spiega: "Il 2018 sarà un anno particolare per il Civico Museo di Maccagno con Pino e Veddasca, un anno di quelli da ricordare. Festeggiamo i nostri primi vent’anni da quando questa incredibile esperienza prese il suo avvio; ma non è ancora il tempo dei ricordi, quanto piuttosto quello dei progetti, dei mille pensieri che si rincorrono per cercare di essere sempre capaci di sorprendere e di sorprenderci. Un altro anno di lavoro, quindi. Dodici mesi che iniziano con la collettiva che vede protagonisti Giorgio Sovana, Bruno Bordoli e Mauro Valsangiacomo. Tre autori molto diversi tra loro, ma che hanno in comune una ricerca interiore ricca di spunti e di significati, tre modi di leggere la realtà in modo tanto difforme da diventare complementari. Sarà un motivo assai ricorrente in questi dodici mesi che iniziano a prendere forma quest’oggi. Insieme a Clara Castaldo, diventato oramai mio insostituibile punto di riferimento per immaginare il futuro e renderlo poi concreto, abbiamo voluto programmare una serie di attività capaci di presentarci il maggior numero possibile di artisti. Anche il titolo della mostra che andiamo a inaugurare mi sembra particolarmente azzeccato. Avevamo pensato di concerto a: “Norma, eccezione ed incontri decisivi” che da subito mi è parso quasi il filo conduttore di tutta la nostra esperienza museale. Può sembrare normale progettare ogni volta una nuova esperienza, tranne che poi ci si trova fatalmente a gestire eccezioni. Ma più di ogni altra cosa restano impressi gli incontri, anche se non soltanto quelli decisivi. Anzi. Ogni volta ricominciando daccapo, gettandoci alle spalle quel che è stato e ricercando con sempre maggiore energia qualcosa che deve ancora accadere. Ecco che alla fine abbiamo pensato finalmente e definitivamente a: "Incontri". Quelli determinanti, condizionanti e capaci di orientare, suggerire e far riflettere su nuove ipotesi e soluzioni".

"I lavori che presentiamo oggi – spiega Clara Castaldo – sono nutriti di tracce, segni, impronte: piccoli segmenti, indizi, accenni più che ingombranti presenze. A me sembra che per i tre artisti l'azione del lavorare non possa significa semplicemente afferrare il residuo della visione: ciò non è sufficiente per la verità che cercano, per la loro arte che non è mai mero estetismo. Le figure, le sagome umane e vegetali, muta presenza, esili ma forti, sono il frutto di una percezione personale: l'agire, così come il pensare creativo sono un atto critico verso la necessità di vita, una continua scoperta che vale la pena perseguire. L'arte, in definitiva, si presenta sempre come un interrogativo, una domanda e non può essere mai “finita né perfetta”. Pare che Bordoli, Sovana e Valsangiacomo anelino ad avere un’audacia totale di fronte alle cose, rispettando anche la materia con naturalezza, in una continua dialettica e urgenza di 'imprimere sulla superficie la propria individualità nascosta', in un'indicibile intimità, come inconfondibile segno dell'esistenza, traccia sincera di rapporto con la vita del mondo".

Gli incontri organizzati attraverso un computer vanno bene se sei un computer”
Clara Castaldo

Alcune delle opere che presentiamo oggi hanno avuto se non una gestazione creativa ed effettiva, almeno un pensiero, una progettazione ad hoc per il Civico Museo.
Credo che l’opera di Giorgio Sovana, nel confronto serrato con la materia intesa come autentica generatrice della for-ma-spazio, si nutra di una certezza cresciuta con il lavoro e con lo studio, in stretto rapporto con la qualità e le difficoltà opposte dai materiali impiegati, ridotti ad esprimere idee monumentali dai profili epici, alla ricerca della struttura interio-re, nascosta, come genesi e matrice della forma nello spazio. Le creazioni scultoree di Sovana talvolta si traducono in lavori di sapore ancestrale che accrescono la vibrazione visiva e percettiva, la componente magica e cosmica (come un basso continuo, senza spazio e senza tempo), preludio all’immaginario mitico, extraeuropeo. Ecco allora profili di volti, tracce di presenze umane, sagome e frammenti anatomici dove si rende evidente il richiamo all’impronta primitiva, liturgica e spirituale (i rilievi si presentano dunque come una sorta di entità variamente declinata in risiduo enigmatico, in quesito esistenziale da interpretare). Tutto ciò indica che la semplificazione dei costrutti formali corrisponde alla coltivazione della vocazione generativa della materia stessa, cui Sovana non impone i propri progetti ma che anzi vive in complicità sensuale e vigile. In questo percorso di corsi e ri-corsi iconografici e tematici, che è tanto concettuale e teorico quanto pratico e materico, compare il problema della figura: l’autore affronta una limpida e meditata riflessione sulla condizione umana, un senso esistenziale dove l’individuo, privato di un volto, ritrova e riperde se stesso nella sua forma astante e smarrita. Una simile componente pungente, eterodossa ed espressionistica si riscontra nel lavoro creativo e pittorico di Bruno Bor-doli; alla base di tale atteggiamento inventivo, mi sembra ci sia la contestazione di un immobilismo sentito inautentico e anticreativo, e l’anelito alla riconquista d’una verginità primitiva, affrancata da barriere ideologiche o solo formali. Dal punto di vista compositivo, i lavori si basano sulla marcata accentuazione espressiva, caratteriale e patetica dei profili uma-ni e delle forme dipinte, in nome d’un violento e talora esasperato cromatismo che diventa così il nucleo comunicativo dell’immagine e dell’operare artistico, tradotto in impegno, in sentimento e in atteggiamento volitivo di fronte al mondo. Bordoli pare desiderare una pittura di realtà, capace di sottrarsi al passo protocollare della referenza, costruita per rapide spatolate di colore imprevisto, capace di restituire sguardi monocromi, fissi e profondi, attraverso colature di materiale cromatico sull’onda di un dripping polisemico. Certo, si tratta di una pittura non compiancente, sottratta alla tentazione del gusto che pure l’informale e certo spirito astratto vanno talvolta accogliendo. L’obiettivo pare essere quello di anda-re oltre la superficie retinica, al di là della crosta, del suolo e dell’apparenza esteriore. Insomma, quello di Bordoli è un espressionismo finalizzato. Lungo questo tragitto creativo ed interpretativo è anche interessante notare l’obiettivo e il senso di trittici e polittici; in particolare le strutture simboliche e pungenti, le forme solitarie e dense di rimandi alla cronaca contemporanea ribadiscono una singolarità estetica, oltre a contenuti metaforici, antropologici e spirituali. La macchina d’altare laica e moderna porta l’autore non solo a citare l’iconografia e il sentimento medievali più che rinascimentali, ma anche ad interpretare una sequenza narrativa, un tragitto di simboli, frasi e sogni, una pittura che è più narrativa, icastica e contemplativa che oggettiva e fotografica. Così, i volti e le forme elementari guadagnano in intensità quel che perdono in complessità descrittiva e naturalistica, e Bordoli arriva a suggerire il potere di una forza sincera e germinativa capace di animare e corroborare dall’interno la sostanza tracciata e dipinta che, nel riprendere le sembianze di un individuo o di un totem, si dichiara come distinta eppure integrativa e perfezionante nelle forme spigolose, graffianti e rauche.
Un percorso per certi risvolti tangente pare essere avvertibile nella serie di fiori di Mauro Valsangiacomo, dove l’abbandono della rappresentazione descrittiva si presenta come esito meditato e approfondito: l’astrazione porta a creare una tessitura di segni e velature cromatiche evoluta, non pura imitazione del visibile, ma creazione in ossequio ad un principio naturale germinativo. L’ispirazione agli erbari medievali, dove la traccia naturalistica si mescola a quella simbolica e fantastica, dà corpo e senso al percorso creativo di Valsangiacomo inteso come conoscenza della condizione umana; il frutto dell’espe-rienza connessa alla vita e all’arte è quindi la conoscenza non già delle leggi che reggono il cosmo o dei poteri dell’intelli-genza, ma della condizione individuale. La selezione di fiori e germogli presentata qui a Maccagno è testimonianza di un cammino e di una ricerca vibranti e convinti, di una disciplina declinata in una pennellata sofferta e semplificata, tanto da raggiungere vette di intensità espressiva e di cromatismo sgorgante, superando il crinale del realismo, approdando ad uno stile forte, personale e aperto allo stupore. Allontanandosi dalla pura figurazione fotografica, la pittura, pur affidandosi ad una presenza abbreviata e minimale, riconduce, ancora una volta, ad una visione pura e cristallina della forma che viene interpretata come archetipo metatemporale, confermato nella storia attraverso eterni ritorni, miti e poemi. Brevi accenni floreali e vegetali – rappresentati come forme siglate e fluttuanti nello spazio – si caricano di rimandi simbolici, riferimenti oracolari, visibilmente riconducibili a forme e sentimenti primordiali.
Credo che l’uso di una grana linguistica semanticamente e foneticamente resistente e ruvida accomuni i tre autori pronti e portati a denotare un urlo e un urto, una lacerazione e una rottura, oltre ogni monoglottia. I lavori di Bordoli, Sovana e Valsangiacomo risvegliano alla profondità, alla narrazione introspettiva e simbolica, alla conoscenza metafisica. Il tema della spiritualità e dello stupore, intesi come condizioni necessarie alla realizzazione dell’opera d’arte ma anche come mo-mento privilegiato in cui convergono interessi e studi di letteratura, si arricchiscono di riflessioni su simbolismo, mitopoie-si e meditazione concettuale. E sono indubbiamente la dimensione metafisica e quella simbolico-originaria ad interessare maggiormente gli autori: aspetti che risultano affini alla ricerca dell’elementare e dell’essenziale, intesi come indispensabili alla comunicazione creativa.
I lavori che presentiamo oggi sono nutriti di tracce, segni, impronte: piccoli segmenti, indizi, accenni più che ingombranti presenze. A me sembra che per i tre artisti l’azione del lavorare non possa significa semplicemente afferrare il residuo della visione: ciò non è sufficiente per la verità che cercano, per la loro arte che non è mai mero estetismo. Le figure, le sagome umane e vegetali, muta presenza, esili ma forti, sono il frutto di una percezione personale: l’agire, così come il pensare cre-ativo sono un atto critico verso la necessità di vita, una continua scoperta che vale la pena perseguire.

 

Norma, eccezione ed incontri decisivi
Fabio Passera, Sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca

Il 2018 sarà un anno particolare per il Civico Museo di Maccagno con Pino e Veddasca, un anno di quelli da ricordare. Festeggiamo i nostri primi vent’anni da quando questa incredibile esperienza prese il suo avvio, e un piccolo paese sulle rive del Lago Maggiore osò avventurarsi in un mondo tanto difficile quanto affascinante. Quante ne sono successe, da quel lontano maggio 1998! Io, che ho avuto la fortuna (ma questo lasciamolo dire ai posteri) di attraversare dall’inizio questo percorso espositivo e culturale, porto indelebili nella mia memoria i volti delle persone conosciuti, degli artisti che da qui sono passati e delle emozioni che ogni volta ho potuto raccogliere e custodire. Ma non è ancora il tempo dei ricordi, quan-to piuttosto quello dei progetti, dei mille pensieri che si rincorrono per cercare di essere sempre capaci di sorprendere e di sorprenderci. Un altro anno di lavoro, quindi. Dodici mesi che iniziano con la collettiva che vede protagonisti Giorgio Sovana, Bruno Bordoli e Mauro Valsangiacomo. Tre autori molto diversi tra loro, ma che hanno in comune una ricerca interiore ricca di spunti e di significati, tre modi di leggere la realtà in modo tanto difforme da diventare complementari. Sarà un motivo assai ricorrente in questi dodici mesi che iniziano a prendere forma quest’oggi. Insieme a Clara Castaldo, diventato oramai mio insostituibile punto di riferimento per immaginare il futuro e renderlo poi concreto, abbiamo voluto programmare una serie di attività capaci di presentarci il maggior numero possibile di artisti. L’idea e il nostro proposito sono di ricercare e ritrovare i mille motivi che ci hanno accompagnato in questi esaltanti due decenni. Anche il titolo della mostra che andiamo a inaugurare mi sembra particolarmente azzeccato. Avevamo pensato di concerto a: “Norma, eccezio-ne ed incontri decisivi” che da subito mi è parso quasi il filo conduttore di tutta la nostra esperienza museale. Può sembrare normale progettare ogni volta una nuova esperienza, tranne che poi ci si trova fatalmente a gestire eccezioni. Ma più di ogni altra cosa restano impressi gli incontri, anche se non soltanto quelli decisivi. Anzi. Ogni volta ricominciando daccapo, gettandoci alle spalle quel che è stato e ricercando con sempre maggiore energia qualcosa che deve ancora accadere. Ecco che alla fine abbiamo pensato finalmente e definitivamente a: "Incontri". Quelli determinanti, condizionanti e capaci di orientare, suggerire e far riflettere su nuove ipotesi e soluzioni. Spero che ogni singolo visitatore che verrà a trovarci per gustare insieme a noi questa mostra, sappia cogliere il nostro sforzo e l’eccezionalità di una vicenda che ogni volta sa rein-ventarsi. All’interno di uno spazio architettonico con pochi eguali, accompagnati dalla cortesia e dalla competenza del per-sonale che allestisce, cura, accoglie ogni nuova sfida. Perché, alla fine, fare il Sindaco è un privilegio davvero importante, e tagliare il nastro di un nuovo traguardo raggiunto ti ripaga di mille amarezze e delle tante delusioni che si incontrano quasi quotidianamente. Iniziamo quindi un periodo particolarmente denso di appuntamenti, con il sorriso sulle labbra di chi sa di avercela, comunque, messa tutta. Perché tre artisti che espongono sono tre amici in più che abbiamo avuto la fortuna di incontrare lungo il cammino e che lasceranno qualcosa di loro qui al Museo. Un pezzo della loro Arte, molto della loro personalità, assommandosi così alle centinaia di loro colleghi che sono passati da qui e che, tutti insieme, hanno permesso di scrivere le pagine più belle di questa storia che ci ostiniamo a vivere.

Artisti

Giorgio Sovana è dal 1986 il nome d’arte di Giorgio Bianchi, artista nato a Varese nel 1946.
Dopo aver lavorato nel campo della grafica e della comunicazione, ha abbracciato completamente la pratica artistica, dedicandosi via via con maggiore convinzione alla scultura.
Ha esordito sul Lario: la sua prima personale è del 1984 alla galleria “Pantha Arte” di Como.
Da tempo si interessa alla figura umana, declinata secondo varie ricerche, in varie dimensioni e materiali.

Bruno Bordoli nasce a Porlezza (Como) nel 1943, inizia a dipingere nel 1965 e ad esporre con regolarità dal 1967. Dagli anni 90 la sua pittura indaga e percorre eventi e vicende con immagini, impreviste ed imprevedibili, disturbate e disturbanti. Dal 1974 al 1980 si dedica anche al collage; nell’ultimo decennio si dedica allo studio e all’in-terpretazione della Sacra Bibbia. Nel 2012 percorre il “Camino di Santiago” ed inizia la realizzazione, che porta a termine nel 2017, di una serie di opere dedicate all’argomento.

Mauro Valsangiacomo è nato a Chiasso nel 1950 e abita a Lugano.
Dagli anni ‘70 espone dipinti, incisioni, manufatti tridimensionali o fotografie. Pubblica libri di poesia con alla chiara fonte editore.
www.poesiaallachiarafonte.ch

 

Locandina mostra (click per ingrandire)

Incontri locandina

Orario apertura

Venerdì:
15.00 - 19.00
Sabato e Domenica:
10.00 - 12.00
15.00 - 19.00

Aperture straordinarie

Giovedì 25 Aprile
10.00 - 12.00
15.00 - 19.00

Mercoledì 1° Maggio
10.00 - 12.00
15.00 - 19.00

Come raggiungerci

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via Leopoldo Giampaolo 1
21061 Maccagno con Pino e Veddasca
tel. +039 0332 561202
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